ULTIMA GENERAZIONE LANCIA DELLA PASSATA DI PISELLI SUL SEMINATORE DI VAN GOGH: COME VIENE DECLINATA LA TEORIA DELL’AURA DI WALTER BENJAMIN5 Minuti di Lettura

Scritto da Elisa Poletti

Laureata in Filosofia

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Ultima Generazione. Forse non ci è mai capitato di imbatterci in questo nome, almeno fino a qualche settimana fa, quando innumerevoli post hanno citato questa organizzazione ambientalista. Nasce come costola italiana di Extinction Rebellion, un movimento socio-politico creato nel 2018 con lo scopo di chiedere ai vertici, attraverso azioni di disobbedienza civile non violenta, azioni concrete per far fronte all’emergenza climatica. Lo scorso novembre alcuni attivisti di Ultima Generazione hanno imbrattato con della zuppa di piselli Il Seminatore di Van Gogh. Ma questa azione non è isolata. Qualche settimana prima due attiviste del gruppo ambientalista Just Stop Oil hanno coperto di salsa di pomodoro una versione dei Girasoli alla National Gallery di Londra. E l’epopea continua: il celebre quadro di Monet Il Pagliaio, contenuto al Museo Barberini di Potsdam, è stato coperto da purè di patate da due attivisti di Last Generation.
Le opere non sono state danneggiate in maniera significativa. Quelli che vengono considerati capolavori della storia dell’arte, sono protetti da teche di vetro, che impediscono che atti come quelli sopra citati ne intacchino l’integrità. Ma queste misure non sono adottate da tutti i musei, in Italia ad esempio sono innumerevoli le opere d’arte che non sarebbero sopravvissute così facilmente ad attacchi simili. A tal proposito il ministro della cultura italiano Sangiuliano si è pronunciato: devono aumentare le difese delle opere d’arte, saranno protette da vetri e i costi dei biglietti dei musei cresceranno.
Una ulteriore mazzata per l’affluenza in calo degli ultimi anni nei siti di rilevanza artistica, o forse una misura corretta per un Paese il cui patrimonio artistico è di inestimabile valore.

Quali sono le motivazioni?

Ma cosa spinge gli attivisti in causa a gettare del cibo contro un dipinto? Cosa c’entra un’opera d’arte con la protesta ambientalista?
Il Seminatore di Van Gogh non è stato scelto a caso e una delle attiviste che lo ha cosparso di passata di piselli ha spiegato il significato sotteso a questo atto apparentemente vandalico.
“Tutto ciò che avremmo il diritto di vedere nel nostro presente e nel nostro futuro sta venendo oscurato da una catastrofe imminente, così come questa passata di piselli ha coperto il lavoro nei campi (la possibilità della sicurezza alimentare), la casa del contadino (il diritto a non essere costretti a migrare) e l’energia sprigionata in tutta la scena dal Sole (l’investimento necessario in una giusta transizione energetica).”
Il Seminatore di Van Gogh raffigura infatti una scena agreste che mostra un seminatore, intento al lavoro dei campi. Nell’opera sono presenti diversi simboli tipici delle opere dell’autore, come il tramonto e i corvi che si librano sopra i campi. La stabilità alimentare e quella vita legata alla terra sono forse l’aspetto che è più minacciato dalla crisi climatica. La passata di piselli annebbia il tutto, lo oscura e lo declina. Ne è la rovina, ma il quadro non ne viene danneggiato. Sarebbe interessante anche domandarsi perché abbiano scelto di usare qualcosa di commestibile anziché della semplice vernice. Forse per sottolineare come la catastrofe ambientalista che l’uomo sta costruendo è essa stessa frutto di un’operazione atta a creare cibo in senso stretto, risorse per migliorare il nostro stile di vita in senso lato.

Perchè queste azioni hanno fatto tanto scalpore?

Ciò che stupisce è la risonanza che un atto del genere ha avuto mediaticamente, del resto gettare della zuppa su qualcosa non può essere certo considerato un atto di vandalismo, poiché la zuppa si ripulisce e l’opera rimane intonsa. È il gesto che fa scalpore perché l’obiettivo della protesta è un’opera d’arte, di uno degli artisti più amati della nostra epoca. Se fosse stata diretta al dipinto di un artista più controverso o meno conosciuto, certamente non se ne sarebbe parlato in questo modo. Non importa se di una cosa se ne parla bene o se ne parla male, l’importante è che se ne parli.
Nel libro “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica” il filosofo Walter Benjamin sottolinea come il valore di un’opera d’arte risieda nella sua aura, che è traducibile come l’hic et nunc della stessa. Il qui ed ora sono il fondamento del concetto di aura. Concetto difficile da cogliere ma ugualmente pregno di significato: la riverenza e la sensazione di trovarci di fronte a qualcosa di unico e irripetibile, nell’epoca in cui la riproducibilità tecnica tende a livellare le produzioni artistiche, se non ad affossarle. Quello che invece è in grado di trasmetterci l’originale è un’aura di rispetto quasi reverenziale. Colpire un originale come nel caso dell’atto di Ultima Generazione significa colpire l’aura di qualcosa, quindi compiere un atto scandaloso, desacralizzante.
La domanda che ora sorge spontanea è la seguente: l’atto in analisi risulta essere una semplice protesta pacifica oppure assume le caratteristiche di un atto vandalico? È davvero così semplice delineare il confine tra le due cose?
Il dipinto non ne è risultato rovinato, non si è di fatto vandalizzata un’opera d’arte, ma nel caso in cui il vetro non fosse stato presente la questione sarebbe stata differente e si sarebbero dovuti pagare dei danni di un valore incalcolabile. Se Ultima Generazione non fosse stata consapevole della presenza del vetro protettivo probabilmente non avrebbe nemmeno agito. lo scopo non era affatto quello di deturpare l’opera di Van Gogh, come in certi casi è stato interpretato, ma semplicemente lanciare la denuncia sull’oblio a cui la popolazione è costantemente sottoposta, il che può essere declinato in tutti gli ambiti: economico, sociopolitico e culturale. Sulla modalità di come è stato veicolato il messaggio lascio al lettore il proprio giudizio, vero è che in questa società dove tutti hanno la possibilità di esprimersi diventa sempre più complicato cercare di far emergere la propria parola su quella degli altri. Democraticamente è giusto che sia così, ma se la volontà è quella di esprimere un’opinione fuori dal coro si è costretti ad architettare nuovi e arzigogolati sistemi per essere ascoltati.

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