La pop filosofia viene definita, dal vocabolario Treccani, come un indirizzo di studi filosofici che mira ad applicare gli strumenti della tradizione speculativa ad ambiti e temi normalmente estranei a tali studi, e in particolare, alle varie espressioni della cultura e dell’intrattenimento di massa.
Le origini della pop filosofia
Il concetto di pop filosofia nasce negli anni ’70 del secolo scorso, dalla mente di Gilles Deleuze, filosofo contemporaneo francese. Nel 1972 viene pubblicata l’opera L’Anti-Edipo, scritto dallo stesso Deleuze e da Felix Guattari, anch’egli filosofo, oltre che psicoanalista.
L’opera postula che il mondo moderno, inteso come insieme di ambiti sociali, debba essere interpretato anche in funzione dalla singolarità del folle. La follia, dunque, non deve essere ricondotta all’ordine.
L’individuo come dimensione reale e prettamente legata alla vita sociale, deve essere inteso come risultato della repressione sociale, poiché tutto è politico, sicuramente lo è anche l’uomo.
L’Anti-Edipo nasce dalla visione di Deleuze di una filosofia che potesse essere popolare, di massa e che si potesse irradiare come è avvenuto per altri ambiti della cultura, quale la musica in primis. Riguardo al contesto storico nel quale l’opera si posiziona, la Francia ha vissuto l’entusiasmo del Maggio francese, o Maggio ’68, insieme di movimenti di rivolta verificatisi in Francia in quell’anno come riposta ad un bisogno di cambiamento sociale, politico, culturale e anche filosofico, contro il sistema capitalistico.
Seguirono altre opere che inseriscono riflessioni di natura filosofica a tematiche culturalmente attuali, alle quali non è associata in maniera convenzionale la filosofia. È opportuno citare l’opera Matrix, machine philosophique di Alain Badiou, del 2003, una raccolta di saggi che cerca di indagare la dimensione popolare e metafisica del celebre film Matrix.
Tutto è filosofia, ma non tutto è filosofia
Il problema di fondo della pop filosofia è la difficile comprensione del suo campo d’azione. Sebbene i vocabolari abbiano una definizione, come per praticamente ogni cosa, non è ancora ben chiaro cosa sia realmente questa branca filosofica. Gli stessi filosofi che si definiscono pop non sono coerentemente d’accordo sulla definizione propria di tale indirizzo di studi.
L’ulteriore problema che da questo deriva è la mancanza di un vero e proprio ambito di ricerca, che sia definito tale. Se con pop filosofia intendiamo l’intento di applicare le teorie filosofiche ad ambiti pop, quindi popolari, non è chiaro che cosa si intenda veramente con ambiti pop. Tutto potrebbe ricadere in questo raggio d’azione, come nulla. Questa branca della filosofia, o almeno questa è la pretesa dei pop filosofi, vede l’applicazione su alcuni esempi, ma fatica ancora a trovare una reale collocazione e dei limiti ben definiti, entro i quali ogni disciplina deve attenersi.
Tutto è filosofia, ma non tutto è filosofia. Mi spiego meglio. La filosofia in quanto disciplina spazia in molteplici ambiti della conoscenza, dall’universo alle religioni, agli aspetti che caratterizzano un individuo. Individuo che è inteso in tutta la sua interezza, come essere umano, come essere senziente e pensante, come parte di una società. Ma qualsiasi riflessione non ricade sotto il nome di filosofia. Basta semplicemente entrare in una qualsiasi libreria e osservare cosa è catalogato sotto il termine “filosofia”, ci potremmo trovare sicuramente qualche opera di Platone e qualche opera famosa dei “maestri del sospetto” ma troveremmo anche una serie infinita di libri che hanno ben poco a che fare con la filosofia, intesa come disciplina. Lo scopo di questo blog è quello di individuare nella cultura e nell’attualità che caratterizzano le nostre giornate riferimenti a quei pensieri che sono effettivamente storicamente filosofici, ma questa operazione non è prettamente un “fare filosofia” e questo è un punto fermo dal quale partire. La grande forza di una disciplina come quella filosofica è quella di non essere sterile. Al contrario permette individualmente di stimolare una attiva riflessione, ma per essere filosofi non basta questo.
L’epoca dei Festival
Nel 2009 nasce, per opera di Jacques Serranno, la Semaine de la pop philosophia, un vero e proprio festival che per una settimana, nella città di Marsiglia, rinnova l’interesse per questa branca della filosofia. L’interesse è quello degli intellettuali nei confronti dei prodotti culturali popolari. È il primo vero festival che nasce con tale scopo, ma se ne susseguiranno numerosi altri negli anni seguenti e si concentreranno su quegli aspetti della cultura di massa, quali la musica, il cinema la televisione.
Da qualche anno l’interesse per tale ambito è arrivato anche in Italia. Possiamo citare un festival tenutosi a Pesaro lo scorso luglio 2023. La città marchigiana ha ospitato l’undicesima edizione del Festival Nazionale della Filosofia del Contemporaneo. Il tema era “Amati Mostri” e si è voluta concentrare sull’apparente contraddizione che risiede nella attrazione sempre più crescente da parte della società contemporanea per tutto ciò che è mostruoso. Tra gli incontri in programma, troviamo appuntamenti per discutere di Intelligenza Artificiale usata per creare opere d’arte e diverse analisi riguardanti i mostri che hanno avuto un ruolo di spicco in opere di massa quali The last of us e Stranger Things.
Che questo genere di incontri possano definirsi pop filosofia? Non è chiaro delinearlo con certezza. La materia è ancora agli albori e perciò di difficile definizione al momento, soltanto i prossimi anni potranno dirci se prenderà piede in quanto coesa branca della filosofia o se si tramuterà in una serie, se pur incredibilmente interessante, di riflessioni autonome sulla società contemporanea.