ETICA ED ESTETICA SONO LEGATE?5 Minuti di Lettura

Scritto da Elisa Poletti

Laureata in Filosofia

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“Etica ed estetica sono la stessa cosa”, così esordisce Wittgenstein nell’opera Tractatus logico-philosophicus. Spesso i due concetti sono messi in contrapposizione, poiché la bellezza è spesso considerata opposta ai principi etici e morali. Quante volte ci è capitato di pensare che giudicare qualcosa o qualcuno a partire dall’estetica sia superficiale? L’idea che ne consegue è che tale superficialità sia eticamente condannabile, quasi che apprezzare le doti non estetiche in un dato contesto sia la via per un’esistenza morale. Sicuramente etica ed estetica sono definite in ambiti differenti e ben delineati, ma siamo davvero sicuri che siano così distanti l’una dall’altra?
Anzitutto è importante definire i due concetti.
Con etica intendiamo la dottrina o riflessione speculativa intorno al comportamento pratico dell’uomo. Nello specifico fa riferimento all’individuazione del vero bene e dei mezzi per conseguirlo, nonché ai doveri morali verso sé stessi e verso gli altri. Tale definizione, proposta dal dizionario Treccani, mette in luce gli aspetti della dottrina, già evidenziati da Aristotele nell’Etica Nicomachea. Secondo il filosofo ogni arte, ricerca ed azione è apprezzabile solo se il fine coincide con il bene. Ma qui già emerge un primo punto di contatto con l’estetica, perché fa riferimento all’arte, che ha una componente fondamentale che si basa sulla bellezza. Per chiarezza, riportiamo anche la definizione di estetica. In senso comune questa è da intendersi come l’insieme dei fattori relativi al gusto e alla forma. In filosofia, l’estetica è la dottrina della conoscenza sensibile, nello specifico dell’esperienza del bello. Questo comporta che l’estetica miri ad una classificazione del fenomeno artistico.
Apparentemente, dunque, etica ed estetica hanno campi di indagine differenti e non sono legate insieme. Grazie ad un’analisi più attenta, le due hanno dei punti in comune.

Etica ed estetica nell’arte


Anzitutto le produzioni artistiche a lungo hanno cercato di esplorare dilemmi morali. In questo modo l’arte e la ricercatezza della bellezza fanno da veicolo per interrogativi etici.
Così, ad esempio, individuiamo nell’opera Guernica di Pablo Picasso una riflessione etica. L’arte in questo caso è strumento per mostrare agli osservatori le brutture della guerra ed interrogare sulla valenza morale delle azioni belliche. L’opera viene dipinta nel 1937, dopo il bombardamento della città spagnola di Guernica, per azione dell’esercito italo-tedesco, nel contesto della guerra civile in Spagna. Il quadro, con un’estetica peculiare delle opere di Picasso, raffigura l’irrompere della brutalità violenta, oltre che la sofferenza e lo stupore dei personaggi raffigurati. Una copia del dipinto è stata esposta anche davanti alla sala del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, come manifesto della condanna morale ed etica della guerra e come invito alla pace, il che è raffigurato nel quadro attraverso il simbolo della colomba.
Un esempio differente di arte utilizzata per veicolare messaggi etici, è la produzione artistica di Andy Warhol, che con le sue famose opere si pronuncia su alcuni aspetti della sua epoca. Citiamo la famosa Campbell’s Soup Cans, che raffigura tutte le varietà dei barattoli di zuppa Campbell allora in commercio. Siamo nel 1962 e con queste opere in serie vuole esprimere la sua visione positiva nei confronti della cultura moderna. Il suo lavoro è poi stato considerato una sorta di satira marxista che vuole criticare il capitalismo americano.

Andy Warhol, Campbell’s Soup Cans, immagine tratta da www.alessandraartale.it

Etica ed estetica in filosofia


Un secondo punto di vicinanza tra etica ed estetica si può individuare tra bellezza e bontà. Sono molte le teorie filosofiche che hanno proposto un legame intrinseco tra bellezza e realtà, suggerendo che il bello può anche avere una dimensione etica e che la percezione di tale bellezza possa essere influenzata dalle nostre valutazioni morali. Basta pensare al nostro differente comportamento nei confronti del mondo animale. Si può citare lo specismo in questo contesto, dal momento ad esempio che adottiamo e amiamo animali come i gatti ma scegliamo deliberatamente di cibarci di animali esteticamente meno affascinanti, se così si può dire, come tacchini o maiali. Nella nostra vita alcune azioni che sembrano guidate sinceramente e solamente da istanze etiche, in realtà si basano su principi estetici, che sono ben radicati in noi. Ritornando alla citazione iniziale del primo Wittgenstein, egli individua l’etica e l’estetica come trascendentali, ovvero al di fuori del linguaggio e della logica che possiamo descrivere. Il filosofo sostiene che questi due aspetti sono strettamente interconnessi tra loro e ne emerge che siano personali e soggettive. Proprio in virtù della propria natura trascendentale sono strettamente interconnesse. Un esempio che può meglio spiegare ciò risiede nella musica, che può evocare una risposta emotiva profonda, senza che si possa spiegare a parole il perché.

Come questo legame si riflette nella nostra epoca contemporanea? Il concetto parte dalla cultura greca che individua nella parola kalokagathia l’ideale di perfezione morale e insieme fisica dell’uomo. Con una comunicazione veicolata dalla bellezza e dal senso estetico, capita spesso di applicare, anche in maniera inconscia, nella vita quotidiana il legame tra questi due concetti. Può accadere di associare delle caratteristiche morali o etiche, sulla base dell’aspetto fisico di un individuo. Quando questa sorta di scorciatoia mentale viene meno, si ha come risultato un articolato dibattito, come nel recente caso del Pandoro Gate. I canali social oggi mostrano inoltre una visione del tutto non realistica dell’esistenza, dove il bello, sia inteso in senso estetico che inteso come esperienze di vita positive, sembra avere una dimensione preponderante nella narrazione degli utenti più attivi delle piattaforme. Ne risulta un affresco distorto della realtà, che pone come base dell’esperienza il confronto costante e la lotta all’autorealizzazione.

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