Sono numerosi i termini che usiamo quotidianamente per esprimere sentimenti ed emozioni, che ritroviamo nel lessico filosofico. Correnti antiche di secoli portano con loro l’essenza del messaggio originale, altre volte capita che le storpiature siano talmente radicali da modificarne completamente il significato.
Vediamo assieme alcuni dei termini tipici della filosofia, di cui spesso ci siamo appropriati.
Cinismo
Il cinismo è un atteggiamento tipico di chi mostra indifferenza e disprezzo nei confronti dei valori morali e sociali. Essere cinici significa mostrare beffarda indifferenza verso le convenzioni sociali, essere sfacciati ed impudenti.
Il cinismo è da intendersi anche come la dottrina propria dei filosofi cinici. Sono differenti le ipotesi circa l’origine del cinismo, secondo alcuni fu fondata da alcuni pensatori socratici nel IV secolo a.C., secondo altri l’origine è da ricondurre addirittura al II secolo a.C.
Il concetto di cinismo potrebbe derivare da Cinosarge, edificio ateniese, prima sede della scuola o dal greco “cane”, perché i filosofi cinici professavano uno stile di vita randagio, ligio al solo rigore morale. Il cinismo voleva superare le grandi illusioni dell’umanità, basate sulla smania di ricchezza e più in generale sui piaceri effimeri. Lo scopo della vita è quello di raggiungere l’Eudaimonia, ovvero la felicità, attraverso un’esistenza in armonia con la natura e la virtù.
Questi aspetti ricordano alcune dottrine orientali, che basano sull’armonia con la natura il mezzo per raggiungere il fine ultimo dell’essere umano. La connotazione che oggi ha la parola cinismo e di conseguenza cinico, fa riferimento ad un atteggiamento specifico dei cinici, ovvero all’impudenza e alla mancanza di vergogna nel denigrare e disprezzare la società e le regole su cui si fonda, che normalmente vengono accettate dalla maggior parte dei cittadini.
Esistenzialismo
L’esistenzialismo va ricercata come una corrente poco omogenea, diffusasi nel corso dello scorso secolo, che non ha trovato la sua unica espressione nella filosofia soltanto, ma anche nella letteratura, nell’arte e nel costume.
Essere esistenzialista oggi fa riferimento ad un modo di vivere, quasi da moderno bohemien, vittima di una presunta angoscia.
L’errore da non commettere è quello di considerare l’esistenzialismo come una sola corrente di pensiero, è bene al contrario distinguere:
- esistenzialismo ontologico, secondo cui le possibilità esistenziali sono impossibilità di essere e al tempo stesso manifesto dell’essere stesso.
- esistenzialismo cristiano, per cui le possibilità esistenziali sono garantite dall’essere stesso, ovvero da Dio
- esistenzialismo umanistico, che rifiuta di considerare le possibilità esistenziali come garantite dall’essere.
Dare una definizione unitaria di esistenzialismo è impossibile, possiamo sottolineare una riflessione sull’individualità, sell’io di fronte al mondo e sulla solitudine. Per questo motivo viene oggi ricollegata ad un modo di vivere da moderno bohemien.
Positivismo
Un positivista è di fatto una persona che si limita a tener conto degli aspetti concreti delle questioni, nella loro pratica utilità. Un approccio così pragmatico fa chiaro riferimento ai principi della corrente del positivismo.
Tale movimento nacque nella prima metà dell’Ottocento e poggia sull’esaltazione del progresso scientifico. Il positivismo si basa sull’idea che sia necessario attenersi ai fatti della scienza, intesa come unico sapere in grado di comprenderli. Il contesto socio-culturale nel quale tale corrente si è diffusa mostra il perché il positivismo ha preso piede: le rivoluzioni industriali e il pensiero illuminista trainavano l’idea che la ragione fosse l’unico modo per arrivare a conoscere la verità.
Stoicismo
Affrontare le cose in maniera stoica è un modo di dire abbastanza diffuso e fa riferimento ad una fortezza d’animo nell’affrontare il dolore e la morte, in senso lato è stoico chi riesce a sopportare le avversità in maniera ferma e impassibile, simile a quella professata dai filosofi stoici.
La dottrina dello stoicismo considerava il cosmo come ordinato in maniera provvidenziale. La vera felicità risiedeva nella virtù, ma l’aspetto che ricordiamo maggiormente di queta corrente era l’idea che la sapienza risiedesse nella serena accettazione degli eventi, specialmente quelli negativi come morte e dolore.
Un esempio rappresentato era quello del Toro di Falaride, strumento di tortura in uso nell’antica Grecia, lo stoico era colui che mirava ad un atteggiamento di passiva accettazione perché le grida non avrebbero certo alleviato il dolore della tortura. Questo esempio può essere inteso in maniera metaforica: di fronte alle avversità della vita, talvolta non è possibile fuggire o alleviarle, per raggiungere la felicità è quindi il caso di accettarle.
Fatalismo
Il fatalista, come lo intendiamo oggi, è colui che si abbandona ad una rassegnata passività, subendo gli eventi del proprio destino, visti come ineluttabili.
Tale atteggiamento fa riferimento alla dottrina filosofica del fatalismo, che poggia la sua teoria sulla sottomissione di tutti glie venti e azioni al fato. Il fatalismo in questo senso può essere avvicinato allo storicismo, ed è inoltre, insieme alla fiducia una delle caratteristiche del nichilismo attivo di Nietzsche.
Il fatalismo non è solo da intendersi come dottrina filosofica, ma anche teologica. L’idea che tutto sia predestinato e scelto da Dio porta l’uomo ad una rassegnazione, anche se la fede cristiana tenta di spingere l’uomo ad avere un comportamento in linea con i principi della fede, per poi poter essere giudicato da Dio.
Nichilismo
Una persona nichilista è oggi associata ad qualcuno che ha un atteggiamento generalmente rinunciatario e negativo nei confronti del mondo e dei suoi valori. Addirittura tale atteggiamento approda nella convinzione che l’esistenza non abbia alcuno scopo.
Come dottrina filosofica il nichilismo moderno nasce tra la fine del ‘700 e gli inizi dell’ ‘800. Il termine deriva dal latino nihil, che significa nulla, e viene usato per indicare tutte le dottrine che negano completamente i valori e i significati elaborati dai diversi sistemi religiosi, morali e filosofici, come concordato dal dizionario Treccani.
Il nichilismo può essere anche attivo, se riferito al pensiero di Nietzsche, strumento per smascherare i falsi valori della cultura occidentale e creare le premesse per una nuova fase nel quale l’uomo diventa Superuomo, in grado di accettare l’eterno ritorno dell’uguale e di pronunciare un convinto ‘sì’ nei confronti della vita.
Relativismo
Un relativista è definito come colui che rifiuta qualsiasi tesi come verità assoluta. Il termine fa riferimento alla corrente filosofica del relativismo, che poggia i suoi principi sul riconoscimento esclusivo del valore relativo, per quanto riguarda la conoscenza, i suoi metodi e i suoi criteri. L’origine di tale pensiero è antica e arriva fino a Protagora, che definiva l’uomo come misura di tutte le cose, per sottolineare come la conoscenza umana sia solo frutto di una soggettività che non approda mai all’oggettività assoluta. Da tale principio si sono poi sviluppate nel corso del diciannovesimo e ventesimo secolo ulteriori correnti di pensiero. Da citare è il relativismo culturale, che poggia sull’assunto che ogni società sia unica e diversa da tutte le altre e che i costumi abbiano sempre una giustificazione nel loro contesto specifico, concetto ampiamente sviluppato in ambito antropologico. Lo stesso discorso può essere fatto per quanto riguarda il rifiuto all’assumere come assoluti valori morali e regole di condotta, attraverso le riflessioni del relativismo morale.
Un ultimo appunto è da fare su Karl Popper, il quale ha individuato come fondamento della società democratica l’assunto che la società sia aperta, legata al relativismo, inteso come rifiuto a qualsiasi verità assoluta, che rischia di rendere la società autoritaria.