DUALISMO VERO-FALSO. DALLA TEORIA DELLA TEIERA DI RUSSELL ALLE FAKE NEWS4 Minuti di Lettura

Scritto da Elisa Poletti

Laureata in Filosofia

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Oggi parliamo della teoria della teiera di Russell.
Russell nasce nel 1872. Fu un filosofo e logico matematico, vicino alle teorie filosofiche del razionalismo, antiteismo e neopositivismo.
Il razionalismo è una corrente filosofica che considera la ragione umana come unica fonte di conoscenza. L’antiteismo invece rappresenta una opposizione al teismo, ovvero alla dottrina che si fonda sulla credenza che esista una divinità. Essere antiteista significa opporsi attivamente alla credenza dell’esistenza di una divinità specifica o anche al concetto di divinità in generale.
Russell venne poi avvicinato alla corrente del neopositivismo, o positivismo logico. L’idea è che la filosofia debba aspirare al rigoroso metodo scientifico, basato sull’esperienza e sui criteri logici.
Il pensiero del filosofo si basa sull’idea che la via della conoscenza sia fondata sulla ragione, sulla logica e sul metodo scientifico e che si debba prendere le distanze dalle credenze teiste. Non sorprende perciò che la teoria della teiera sia stata proposta proprio da lui.

L’idea è molto semplice. Non spetta a chi non crede mostrare perché Dio non esista, piuttosto sta ai credenti convincere chi usa la ragione, dimostrando l’esistenza divina. Russell ipotizza l’esistenza di una teiera che orbita tra Terra e Marte. Le sue dimensioni sarebbero talmente ridotte che nessuno sarebbe in grado di individuare empiricamente tale oggetto, nessun telescopio sarebbe potente a tal punto.
Non c’è modo empirico di dimostrare l’esistenza della teiera. Russell afferma che se tutti dessero per assodato dell’esistenza della teiera, la società vorrebbe che chi ne dubita debba dimostrare la non esistenza della teiera. Ma, dato per assurdo che esista una teiera tra la Terra e Marte, non è compito di chi non crede dimostrare che non sia vero, ma compito di chi crede nella sua esistenza che dovrebbe trovare delle prove che avvalorassero la sua tesi.

Questa teoria ha fatto scalpore al tempo ma ci aiuta a riflettere. La cosa può essere applicata non soltanto alla religione. In generale, è importante cercare di dimostrare la validità di una credenza oppure la sua falsità? Possiamo citare il falsificazionismo, che è il principio su cui fondamentalmente poggia la scienza. Il principio è anche in questo caso semplice: il modo di procedere nella formulazione di una teoria è per tentativi, spesso con esito negativo. È mostrando tutto quello che non è che si può arrivare a dire quello che qualcosa è. Come è possibile accettare qualcosa come verità senza avere alcuna prova sulla sua esistenza? Non è forse utile mostrare perché una cosa è vera? Questo concetto si potrebbe applicare su molteplici piani, anche riguardo alla manipolazione dell’informazione. Sarebbe utile ed importante che le fonti considerate come vere vengano in primo luogo dimostrate come tali.
Immersi in una retorica spesso volta al dimostrare le argomentazioni altrui come false, sarebbe corretto e costruttivo concentrarsi sulla veridicità di quanto viene detto. Avviene in politica, nel giornalismo e nelle vendite, attaccare le motivazioni altri sembra l’unico modo per avvalorare le proprie.

Ritornando all’importanza dell’osservazione, possiamo citare il celebre esperimento del gatto di Schrödinger, Questo paradosso è un esperimento mentale ideato nel 1953 da Erwin Shrödinger. Questo descrive un meccanismo contenuto in una scatola, al cui interno è contenuto anche un gatto. Il sistema, se attivato, può uccidere il gatto. Il paradosso risiede proprio in questo, fino a che la scatola non viene aperta e il gatto non viene visto, potrebbe essere morto oppure no.
Il concetto è semplice: se qualcosa non viene osservata non è dimostrabile.
Quante volte ci capita di trarre conclusioni senza avere davanti agli occhi una dimostrazione empirica? Troppo spesso, e troppo spesso ci capita di trarre da tali conclusioni delle finte certezze, che cristallizziamo e divulghiamo. È una responsabilità quella della verità, molto dura, spesso non è semplicemente vero o falso, la teiera di Russell non esiste ma come possiamo sapere che non possa orbitare attorno alla Terra qualcosa che noi non possiamo vedere? Per quanto una persona ne sappia, il celebre gatto di Shrodinger potrebbe essere ancora vivo oppure no. Non è forse questa una responsabilità importante? Riuscire ad affermare e diffondere solo quello di cui siamo certi?

Il fenomeno delle fake news è qualcosa con cui dobbiamo fare i conti ogni giorno. Le notizie che ci raggiungono spesso si basano su dati inventati, distorti o fuorvianti. Una fake news è una notizia falsa, che fa leva su una duplice debolezza. Da un lato la debolezza è quella di chi le diffonde, o per meglio dire sulle basi informative di chi le diffonde. Dall’altro lato la debolezza sta nella capacità di scernere e individuare la validità da parte di chi viene informato.
Una raccolta di dati presentata dall’AGICOM, Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni mostra l’andamento della disinformazione in questi anni, con un rapporto speciale sul periodo caratterizzato dal Coronavirus. Questo mostra come l’andamento dell’epidemia nel periodo durante l’emergenza abbia inciso in maniera considerevole sulle percentuali totali, tendenza in diminuzione nel periodo della graduale riapertura. Nel periodo peggiore, di febbraio 2020 si è arrivati a picchi quasi del 7% della disinformazione totale delle notizie online riguardanti il coronavirus. Anche nella situazione estrema e di emergenza della pandemia, anche su questioni di informazioni di vitale importanza, la veridicità delle informazioni non è stata sempre correttamente controllata.

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