LA FILOSOFIA DEL TEMPO IN THE LEGEND OF ZELDA3 Minuti di Lettura

Scritto da Elisa Poletti

Laureata in Filosofia

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In tutti i miti, antichi e moderni, si ritrova un medesimo schema narrativo: il viaggio dell’eroe, articolato in tappe fisse e riconoscibili. Si apre con la chiamata all’avventura, prosegue con il superamento di prove sempre più impegnative e l’incontro con il mentore, per poi condurre alla discesa agli inferi, momento di crisi e trasformazione, e concludersi con la rinascita e il ritorno con l’elisir. Joseph Campbell, nella sua celebre opera L’eroe dai mille volti, ha codificato questo schema, mostrando come esso sia rintracciabile in innumerevoli narrazioni, dalle epopee antiche alle opere della cultura contemporanea.

Questo modello è chiaramente presente anche nella saga videoludica di The Legend of Zelda. Campbell, osservandola, potrebbe affermare: “Link è tutti noi”. Ogni giocatore, infatti, impersonando il protagonista, non affronta soltanto un’avventura virtuale, ma compie simbolicamente un viaggio interiore, attraversando ostacoli, prove e rivelazioni.

Emblematico è l’inizio di The Legend of Zelda: Breath of the Wild. Link, il protagonista, si risveglia dopo un sonno di cento anni in una sorta di vasca di rigenerazione. Fin dalle prime battute riceve una chiamata: rimettersi in cammino e scoprire la propria identità. Gradualmente, il giocatore apprende che egli è un guerriero leggendario, chiamato a sostenere gli abitanti del regno di Hyrule nella lotta contro Ganon, personificazione del male assoluto. In questa narrazione il tema del tempo assume un ruolo centrale, diventando uno degli elementi filosoficamente più rilevanti dell’intera saga.

Il tempo ciclico: da Nietzsche a Parmenide


La struttura narrativa di Zelda si fonda infatti su un tempo ciclico, in cui gli stessi personaggi — Link, Zelda e Ganon — si reincarnano di epoca in epoca, rinnovando all’infinito lo scontro tra Bene e Male. Questo motivo rievoca due modelli concettuali fondamentali. Da un lato, il tempo ciclico presente nelle culture orientali e nell’antica filosofia greca, come nella visione di Nietzsche con l’eterno ritorno e di Parmenide con l’immutabilità dell’essere. Dall’altro, richiama il concetto di anàmnesi platonica: ogni nuova reincarnazione rappresenta un’occasione per “ricordare” il Bene, per riavvicinarsi alla verità perduta. Come racconta Platone nel Fedro e nella Repubblica, le anime scelgono un nuovo corpo e, attraverso le esperienze, apprendono — o meglio, rievocano — le forme eterne della conoscenza. In questo senso, Link non è soltanto un avatar controllato dal giocatore, ma l’immagine di un’anima in cammino verso la giustizia.

Anche la figura di Zelda, la principessa, riveste un significato simbolico e filosofico di grande rilievo. Lungi dall’essere una semplice “damsel in distress”, essa incarna la custode del sapere e del potere sacro. In molte iterazioni della saga, Zelda assume il ruolo di guida spirituale, richiamando la figura di Sophia, la Sapienza divina, e di Diotima nel Simposio platonico, che accompagna l’eroe nella progressiva ascesa verso la conoscenza più alta.

A contrapporsi a questa dimensione luminosa vi è Ganon, manifestazione del desiderio cieco di potere, opposto al Bene platonico. La sua sconfitta, pertanto, non è soltanto una vittoria materiale o militare: è soprattutto un atto morale, il trionfo dell’ordine e della giustizia sul caos e sulla corruzione.

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