“La vita oscilla come un pendolo tra dolore e noia.” Quando Arthur Schopenhauer scrisse questa celebre metafora nel XIX secolo, intendeva descrivere una verità cruda e universale: l’essere umano è condannato a un’esistenza in perenne squilibrio, dove ogni istante di quiete è solo l’intervallo tra due moti contrastanti — il desiderio e il disincanto, la tensione e il vuoto. A distanza di due secoli, tale pensiero risuona oggi con una precisione sorprendente. Soprattutto se lo osserviamo alla luce delle dinamiche digitali che governano la nostra quotidianità.
La Volontà, oggi, scorre in un feed
Per il filosofo tedesco, ciò che chiamiamo “mondo” non è altro che rappresentazione, un’illusione soggettiva filtrata dalla mente. Ma dietro questa apparenza, vi è qualcosa di più profondo e oscuro: la Volontà, un impulso irrazionale e inarrestabile che ci spinge a desiderare, a cercare, a volere costantemente qualcosa — senza mai raggiungere una soddisfazione duratura. È un meccanismo che produce inevitabilmente sofferenza.
Quante volte ci siamo ritrovati ad aprire TikTok, Instagram o qualsiasi altro social “per distrarci un attimo”, e ne siamo usciti solo dopo mezz’ora, un’ora, a volte anche più, con la sensazione di aver “fatto qualcosa”, ma in realtà con un vago senso di stanchezza, svuotamento, confusione?
La FOMO come espressione della Volontà
Nel lessico contemporaneo, questa dinamica prende un nome preciso: FOMO, acronimo di Fear of Missing Out. Si tratta della paura — più o meno conscia — di essere tagliati fuori, di perdersi qualcosa che gli altri stanno vivendo. È una forma di ansia sociale che nasce da un confronto costante con gli altri, alimentato da ciò che i social media ci mostrano: viaggi, eventi, relazioni, successi, felicità esibita.
La FOMO non è solo il timore di mancare un’opportunità, ma il sintomo di una tensione più profonda: la sensazione di non essere mai abbastanza presenti, performanti, aggiornati, vivi. Ed è proprio questo continuo rincorrere qualcosa a riportarci nel cuore della riflessione schopenhaueriana: desideriamo incessantemente qualcosa che, nel momento stesso in cui lo otteniamo, si dissolve.
Ansia da notifica e noia da scroll
Un altro fenomeno correlato è l’ansia da notifica: quel breve, ma significativo momento in cui controlliamo il telefono e non troviamo nulla. Nessun messaggio, nessun commento, nessuna interazione. Un piccolo vuoto digitale che viene subito percepito come un segnale di esclusione o di irrilevanza. Anche qui, il pendolo schopenhaueriano oscilla: se il desiderio è inappagato, c’è dolore; se invece riceviamo troppe notifiche, subentra il sovraccarico, la noia, la saturazione.
Così, nel continuo scorrere del feed, la dinamica del pendolo si ripete: vediamo un contenuto che ci intrattiene, proviamo un piacere momentaneo, che però non dura, e veniamo subito risucchiati nella ricerca di un altro stimolo. L’esperienza dello scroll — apparentemente leggera, perfino banale — si rivela in realtà una replica moderna del ciclo eterno del desiderio e della frustrazione.